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Attualità. La pena di morte ha due facce


Commento ad un articolo di U. Eco

(a seguire, l'articolo stesso)

La pena di morte è una sanzione penale che consiste nel privare il condannato della propria vita. Attualmente la troviamo in 83 paesi: in alcuni di questi come Africa e Russia è in vigore, ma non viene applicata da molti anni.

E' prevista per colpe gravi come l'omicidio in alcuni stati, mentre in altri è addirittura utilizzata per sopprimere il libero pensiero.

La maggior parte dei paesi nel mondo ha abolito la pena di morte ritenendola poco etica e l’Italia fu la prima nazione ad abolirla.

Quello sulla pena di morte è stato ed è ancora adesso uno dei dibattiti etici più accesi. Alcune persone pensano che sia necessaria, sostengono infatti che sia l’unica possibilità per dare giustizia a chi ha subito un delitto o un atto di violenza grave; altre sostengono che non abbia alcun tipo di influenza sul tasso di criminalità, poiché nei paesi in cui viene applicata la criminalità non è diminuita, anzi in alcuni casi è addirittura aumentata. Io sono del parere che la pena capitale debba essere abolita.

Un motivo per cui non sono d’accordo per utilizzare la pena di morte è la sua irrimediabilità: una volta inflitta, non permette alcun tipo di rimedio in caso di errori giudiziari.

Se davvero la pena di morte servisse a diminuire la criminalità, nei paesi che ancora la applicano si dovrebbe registrare un continuo diminuire dei reati punibili con la pena capitale e un tasso di criminalità minore, ma queste affermazioni non sono mai state dimostrate.

Bisogna anche considerare l’importanza del diritto alla vita: nessuno ha il diritto di decidere della vita di una persona infatti, applicando la pena di morte, lo Stato si abbasserebbe al livello del criminale stesso compiendo l’omicidio.

Le persone favorevoli a questo tipo di pena ritengono che sia efficace per avere giustizia e per far capire che i criminali non possono cavarsela passando pochi anni in carcere e poi ritornare in libertà: devono subire anch’essi le torture che hanno inferto alle loro vittime.

In conclusione penso che la pena di morte non porti alcun beneficio alla comunità, poiché, invece di affrontare il problema, lo elimina per pochi attimi senza educare le persone a non commettere lo stesso errore.

Scritto da: Aurora Rebora, Silvia Volpi,  Valentina Di Lieto, Federico Cavanna della 3A Sc 2019/2020.

 

"Da pochi giorni, in Virginia, Teresa Lewis è stata uccisa con una iniezione letale, e nessuno è andato in prigione perché questa signora era stata legittimamente condannata a morte. Aveva tentato di ammazzare marito e figlio adottivo, e lo aveva fatto senza permesso. Coloro che l’hanno uccisa lo hanno invece fatto col consenso delle autorità. Per cui bisognerebbe riformulare il quinto comandamento come «Non ammazzare senza permesso». In fondo da secoli benediciamo le bandiere dei soldati che, inviati alla guerra, hanno licenza di uccidere, come James Bond. 

Ora pare che Ahmadinejad, il quale sta per far lapidare una donna (se non l’avrà già fatto quando leggerete questa bustina) abbia reagito agli appelli, arrivati dall’Occidente, dicendo: Vi lamentate perché noi vogliamo ammazzare legalmente una donna iraniana, mentre ammazzate legalmente una donna americana?» 

Naturalmente gli è stato obiettato che la donna americana aveva cercato di uccidere suo marito, mentre l’iraniana lo ha solo cornificato. E che l'americana è stata uccisa in modo indolore, mentre l’iraniana sarebbe uccisa in modo dolorosissimo. Però una risposta del genere verrebbe a sottintendere due cose: che è giusto ammazzare un’assassina mentre per un’adultera baste- rebbe una separazione legale senza alimenti; e che si può ammazzare secondo la legge purché in modo poco doloroso. Mentre quello che si dovrebbe invece sostenere, se i nostri pensieri non fossero torbidi, è che non si deve ammazzare neppure un’assassina, e non si deve ammazzare neppure per legge e neppure se l’esecuzione è poco dolorosa, persino se avvenisse iniettando una droga che procura uno sballo delizioso. 

Come reagire se Paesi poco democratici chiedono a noi cittadini di Paesi democratici di non occuparci delle pene di morte loro visto che abbiamo le pene di morte nostre? 

La situazione è molto imbarazzante e mi piacerebbe anzi sapere se il numero degli occidentali, tra cui addirittura una first lady francese, che hanno protestato contro la pena di morte iraniana hanno anche protestato contro la pena di morte americana. A naso direi di no, perché di condanne a morte negli Stati Uniti, per non dire della Cina, ce ne sono moltissime e ci abbiamo fatto il callo, mentre è naturale che l’idea di una donna massacrata a colpi di pietra faccia più effetto. Mi rendo conto che quando mi hanno chiesto di dare una firma per impedire la lapidazione dell’iraniana l’ho subito fatto, ma mi era sfuggito che nel frattempo stavano ammazzando una virginiana. 

Avremmo ugualmente protestato se la donna iraniana fosse stata condannata a una pacifica iniezione letale? Ci indigniamo per la lapidazione o per la morte inflitta a chi non ha violato il quinto bensì solo il sesto comandamento? Non so, è che le nostre reazioni sono sovente istintive e irrazionali. 

In agosto era apparso su Internet un sito dove si insegnavano vari modi per cucinare un gatto. Scherzo o cosa seria che fosse, tutti gli animalisti del mondo erano insorti. Io sono un devoto del gatto (uno dei pochi esseri viventi che non si lascia sfruttare dal proprio padrone ma al contrario lo sfrutta con cinismo olimpico, e la cui affezione alla casa prefigura una forma di patriottismo) e pertanto rifuggirei con orrore da uno stufato di gatto. Però trovo egualmente grazioso, anche se forse meno intelligente, il coniglio, eppure lo mangio senza riserve mentali. 

Mi scandalizzo vedendo le case cinesi dove i cani girano in libertà, magari giocando coi bambini, e tutti sanno che saranno mangiati a fine anno, ma nelle nostre fattorie si aggirano i maiali, che mi dicono siano animali intelligentissimi, e nessuno si preoccupa che ne debbano nascere prosciutti. 

Che cosa ci induce a giudicare certi animali immangiabili, altri protetti da una loro caratteristica quasi antropomorfa, e altri mangiabilissimi, come i vitellini di latte e gli agnellini che pure da vivi ci ispirano tanta tenerezza? Siamo veramente (noi) animali stranissimi, capaci di grandi amori e spaventosi cinismi, pronti a proteggere un pesciolino rosso e a far bollire viva un’aragosta, a schiacciare senza rimorsi un millepiedi ma a giudicare barbara l’uccisione di una farfalla. Così usiamo due pesi e due misure per due condanne a morte, ovvero ci scandalizziamo per una e facciamo finta di non sapere dell’altra. 

Certe volte si è tentati di dar ragione a Cioran, e ritenere che la creazione, sfuggita dalle mani di Dio, sia dipesa da un Demiurgo maldestro e pasticcione, forse un poco alcolizzato, che si era messo al lavoro con idee molto confuse. 

(U. Eco, La pena di morte ha due facce, «L’Espresso», 3 ottobre 2010)