"La Bandiera dei tre colori"
L’articolo 12 della Costituzione italiana recita: “La Bandiera della Repubblica è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Esso rappresenta l’ultimo degli articoli che costituiscono la primissima sezione della carta costituzionale italiana, quella dei “Principi fondamentali”, ossia un insieme di valori imprescindibili considerati come il fondamento della nostra democrazia e della nostra Repubblica. Questo articolo, che all’apparenza, data la semplicità del messaggio che esso ha il compito di esprimere, potrebbe sembrare agli occhi di molti banale e di scarsa importanza, in realtà è latore, dal mio punto di vista, di un profondo ed irrinunciabile valore per lo Stato italiano, quello della bandiera nazionale, uno dei simboli più alti dell’unità e della coesione del nostro popolo.
Il Tricolore italiano ha avuto una vicenda storica, a mio parere, interessante e piuttosto complessa che si snoda e si intreccia attorno agli eventi più significativi degli ultimi duecentocinquanta anni di storia italiana. Le prime testimonianze documentate, conservate negli archivi storici della Repubblica di Genova, dell’utilizzo di una coccarda tricolore italiana risalgono al 1789. La bandiera venne, però, ufficialmente adottata il 7 gennaio 1797 dal Parlamento, riunito a Reggio emilia, della Repubblica Cispadana, realtà politica nata appena prima a seguito dell’occupazione napoleonica della penisola. Si spiega così, in modo abbastanza evidente, la chiara ispirazione del Tricolore al modello francese. Del resto la bandiera italiana appartiene ad un ampio gruppo di bandiere sette-ottocentesche, di origine rivoluzionaria. E’ però in età risorgimentale che il tricolore verde-bianco-rosso ottenne la sua consacrazione definitiva. Dovette a lungo combattere con quello azzurro-rosso-nero della Carboneria, ma alla fine, nel 1831, Giuseppe Mazzini e Ciro Menotti, due anime del vento risorgimentale italiano, scelsero il primo che venne così cucito sulle vesti di tutti i combattenti e venne adottato dal Re Carlo Alberto, nel Marzo del 1848, poco prima di guadare il Ticino con le truppe, come Bandiera dell’esercito sardo. Il Tricolore divenne quindi la bandiera del Regno di Sardegna, sostituendo la coccarda azzurra di Casa Savoia, e poi, dal 1861, del Regno d’Italia. A partire da questo momento, il verde, il bianco e il rosso verranno gradualmente adottati come insegna da tutte le istituzioni e da tutti gli organi pubblici, amministrativi e di difesa del neonato Regno, facendo mostra di sé in ogni avventura intrapresa dal popolo italiano.
Da questo sintetico excursus sulle vicissitudini storiche del Tricolore, risulta, secondo me, evidente come la nostra bandiera racchiuda in sé, nelle sue tre bande colorate, la storia della nostra nazione e l’essenza stessa dello Stato italiano. Il presidente Carlo Azeglio Ciampi, in occasione delle commemorazioni per i centoquaranta anni di unità nazionale, proprio a proposito della bandiera italiana, disse:” Il Tricolore non è una semplice insegna di Stato, è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglianza, di giustizia. Nei valori della propria storia e della propria civiltà”. Queste parole riassumono al meglio, dal mio punto di vista, l’importanza e il profondo significato che il Tricolore ha il compito di esprimere.
La bandiera italiana verde-bianca-rossa rappresenta, in patria e nel Mondo, prima di tutto “l’italianità”, quell’intenso sentimento di essere parte del popolo italiano. E quando noi la vediamo stampata sulla maglietta dei giocatori della Nazionale di calcio prima di una importante sfida oppure quando la vediamo disegnata nel cielo di Roma, in occasione dei festeggiamenti per il 25 Aprile o per il 2 Giugno, dagli spettacolari velivoli del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, meglio noti, di certo non per casualità, come “frecce tricolori”, ci sentiamo in qualche modo pervasi da questo sentimento e da un forte senso di appartenenza nazionale.
In secondo luogo, il Tricolore è, secondo me, il simbolo dello Stato italiano e dei suoi doveri, verso i cittadini, di tutela dei diritti e della libertà dei cittadini stessi. Esso fa avvertire, nella mente di chi lo guarda, la presenza della Repubblica italiana, volendo quasi comunicare a parole come la democrazia sia in ogni momento tutelata. A tal proposito, la Legge numero 22 dell’anno 1998 ha imposto che la bandiera nazionale italiana venisse obbligatoriamente esposta all’esterno degli edifici di interesse pubblico e nazionale come le sedi dei municipi, la sede del Governo e del Parlamento, gli uffici giudiziari, i Ministeri, le scuole e le Università. E’ proprio svolazzando alle folate di vento, inastato agli ingressi di questi edifici, che il Tricolore rassicura i cittadini sulla piena sovranità dello Stato e veglia, come un guardiano silenzioso, di cui spesso non si avverte la presenza, sull’unione e la coesione del popolo italiano.
Credo che in questi due aspetti, oltre che nella sua straordinaria vicenda storica, risieda il valore fondamentale della bandiera tricolore italiana. Un valore e una rilevanza che rischiano di essere in qualche modo screditati e relegati nell’oblio del disinteresse generale in una società, quella dei giorni nostri, ormai completamente assorbita dalla tecnologia, dall’uso dei social network, dalla “ansia della connessione a internet”, una società che tende così ad allontanare il singolo dalla consapevolezza di essere un cittadino, quindi di essere parte di una realtà nazionale, quella italiana, che corre il rischio di non trovare una base solida, nell’assenza di patriottismo in coloro che la compongono. Il nostro amato, almeno mi auguro, Tricolore si configura, dall’alto delle aste sulle quali è mosso dal vento, come un antidoto a tutto ciò, ponendosi il compito di rinvigorire il nostro essere e il nostro sentirci italiani. Questo è, secondo il mio parere, il profondo e imperituro significato che la bandiera italiana ha il compito di esprimere e che l’articolo 12 della Costituzione, nonostante la sua chiarezza e semplicità formale, ha il compito di tutelare. Proprio in questa mansione penso risieda, sebbene la sua presenza all’interno della carta costituzionale sia spesso non ricordata, sia spesso silenziosa (caratteristica che, quasi ironicamente direi, condivide con il soggetto di cui tratta) l’enorme importanza di questo articolo.
Lorenzo Denicolò, 5B Scientifico