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Esperienza visita al carcere di Alessandria– Progetto APE

Il Liceo “Peano” partecipa per il secondo anno consecutivo al progetto Alleanza Per l'Educazione Civica, in cui gli studenti vengono sensibilizzati ed istruiti su alcuni temi relativi alla legalità.

Le attività svolte durante l’anno scolastico 2021/2022 sono descritte nell’articolo consultabile al seguente link (https://www.liceopeano.it/pagine/progetto-ape--alleanza-per-leducazione-civica).

Oggi raccontiamo la visita alla Casa di Reclusione di Alessandria da parte degli studenti delle classi IV A classico e IV B scientifico.

Il luogo colpisce appena arrivati: nella periferia di Alessandria, circondata da un grande piazzale di asfalto, si erge un'imponente struttura, con pareti color verde sbiadite dal sole ed annerite dallo smog, che opprime solo a guardarla.

Gli agenti della polizia penitenziaria ci dicono di lasciare tutto sugli autobus, ci controllano i documenti e ci contano per questioni di sicurezza.

Entriamo all'interno e scopriamo un ampio giardino, nel cui centro si trova il carcere vero e proprio; infatti nell'anello di cemento attorno si trova la polizia. Notiamo anche un inaspettato parco giochi per bambini, che ci spiegano essere usato per le visite che i figli più piccoli potrebbero fare ai detenuti. Vediamo anche passare il netturbino che ritira la spazzatura e l'ispettore approfitta dell'occasione per spiegarci che all'interno del carcere tutti i lavori, eccetto quelli relativi alla sicurezza, sono svolti dai carcerati stessi, che producono pure del pane che viene venduto all'esterno; il lavoro infatti è un diritto che si prova a concedere a tutti, nei limiti delle possibilità.

Veniamo divisi in quattro gruppi: uno andrà a visitare le scuole elementari, un altro le medie, un altro ancora il laboratorio di arte e infine un ultimo gruppo sarà portato a vedere la falegnameria.

In carcere ci sono molte persone che non hanno una licenza media e molti stranieri che neanche parlano italiano, per questo ci sono delle vere e proprie scuole nella struttura. Le classi sono piccole: comprendono circa sette studenti l’una; in teoria ogni detenuto può accedervi, in pratica manca lo spazio.

Alle scuole elementari, dove ci rechiamo anche noi, ci fanno sedere fianco a fianco con gli studenti, tutti molto cordiali ed entusiasti di conoscerci. Poniamo loro delle domande su come i detenuti passano le giornate e su come siano finiti qui; chiediamo loro cosa vogliano fare in futuro, come credono sia importante agire per diminuire la criminalità ed ognuno di noi fa conoscenza con il suo “compagno di banco”. In generale ci raccontano come la povertà, l’abbandono da parte dello Stato e la mancata conoscenza della lingua (per gli stranieri) li abbia spinti al crimine, e affermano che sperano di studiare e trovarsi un lavoro onesto (spesso la professione che già svolgevano in precedenza).

Nel gruppo delle scuole medie, dopo un esauriente colloquio di conoscenza reciproca, gli alunni del liceo tengono una breve lezione, ognuno su un argomento semplice di carattere scientifico, come il ciclo dell’acqua, la composizione del suolo o l’inquinamento; questo contribuisce ancor di più a generare un clima disteso, dove si condividono racconti di vita e si scambiano opinioni.

Nei laboratori di arte e falegnameria, invece, vengono svolte le vere e proprie attività dei detenuti: nel laboratorio di arte i nostri compagni disegnano fianco a fianco con i carcerati, mentre in falegnameria lavorano e levigano il legno, sotto la supervisione dei detenuti stessi.

Alla fine della giornata tutti i gruppi si riuniscono per mettere in comune le diverse esperienze vissute e per ritornare alla realtà alla quale siamo abituati.

L’esperienza vissuta in carcere è un’esperienza particolare e coinvolgente, che amplia gli orizzonti degli studenti e li induce a riflettere sulla propria vita, per cercare di commettere meno errori possibile.

 

Marco Pacifico e Lucrezia Canevari, IV B scientifico